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Il Meccanico Stefano, Il Suo “Marchino” Pantani E Quella Battuta Indimenticabile: “Me Dvent E Curidour”

Il meccanico Stefano, il suo “Marchino” Pantani e quella battuta indimenticabile: “Me dvent e curidour”

Sono passati quasi 5 anni da quando pubblicai questo articolo su un quotidiano locale riminese. Stefano è rimasto un caro amico e sempre il mio meccanico preferito. Ci passo spesso dal suo “bike garage” di Santarcangelo. A volte solo per una pulita veloce (è decisamente bravo, professionale e onesto!) , due chiacchiere, risate e consigli ciclistici . Sempre istrionico nelle sue battute in dialetto e un “book” di esperienze nel mondo bike unico, con racconti imperdibili sul suo “Marchino” come ama chiamarlo. Marco Pantani era un suo ragazzo, un amico, e ogni volta che ne parliamo i suo occhi diventano lucidi.

Le scarpe del Pirata che indossava al Giro d’Italia del 1995 color gialloblu le custodisce come un tesoro, dentro un armadio e visibili solo in caso di richiesta speciale. Stefano Serra, 50 anni una bella famiglia con tre figli e un nipote in arrivo,  Marco Pantani lo conosceva molto bene. E come sottolinea lui stesso era una amicizia vera, nata a fine anni 80, sulla Via Emilia. L’uno era capo meccanico del top team dilettantistico di Modena Giacobazzi, l’altro, giovanissimo e ai suoi esordi, correva nella Rinascita di Ravenna. “Era già un fenomeno e feci di tutto per convincere il nostro Direttore sportivo, il forlivese Giuseppe Roncucci, a fare diventare Pantani un uomo Giacobazzi”. Quello che è stato il suo trampolino di lancio verso il professionismo, la Carrera, le sue prime vittorie e i suoi grandi successi al Giro e al Tour.

Stefano rappresentava per Marco molto più di un buon meccanico, era un pignolo degli allenamenti e della manutenzione del suo mezzo e spesso lo incontrava anche fuori dagli impegni del team. “Con la Giacobazzi abbiamo fatto due anni fantastici – aggiunge Serra –  era un fenomeno e spesso scherzando in dialetto mi sussurrava alle orecchie mentre gli regolavo il cambio “Me dvent e curidour”. Poi anche nel suo periodo di professionismo alla Mercatone spesso mi veniva a trovare a Santarcangelo solo per controllare la sua posizione in bici che pretendeva fosse sempre precisa al millimetro, oppure mi passava a prendere per una pedalata ‘sciogligamba’ verso Sogliano e il Grillo, la sua salita preferita che faceva a tutto 53”. Oggi Serra, per anni meccanico a servizio di negozi di settore e molto noto nell’ambiente degli amatori della zona, si diletta ancora nella messa a punto delle bici degli amici, solo per hobby. Marco gli è rimasto nel cuore e non uscirà mai dai suoi ricordi. “Era una persona speciale, un ragazzo d’oro, oltre che un atleta incredibile, ma purtroppo la fortuna non è stata mai dalla sua parte. Nel suo periodo buio lo persi di vista, ma per me rimaneva sempre Marchino. Indimenticabile quella volta che con mia moglie lo andai a trovare a casa sua dopo il terribile incidente della Milano-Torino quando aveva una gamba spappolata bloccata da un tutore di ferro. Con il sorriso in bocca mi disse: “Me i stac tut, anche con sto robo”.

 

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