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A Tu Per Tu Con Il Neo Papà Alessandro Malaguti: Da Ex Pro A Una Nuova Vita Tra Famiglia E Biomeccanica

A tu per tu con il neo papà Alessandro Malaguti: da ex pro a una nuova vita tra famiglia e biomeccanica

Con quella faccia da bravo ragazzo, quell’accento spiccatamente forlivese e quel sorriso sempre solare mi ha conquistato il giorno del nostro primo incontro lo scorso ottobre. Eravamo a Ferrara, io fare il giornalista della mia rubrica di Sky Sport  Icarus Cycling, lui, intervistato quasi per caso, a fare una delle ultime presenze con i compagni dell’UniEuro Wilier Trevigiani  il team pro con i quali ha corso nel 2016. Corridore da sempre e professionista da 5 anni, Alessandro Malaguti, 30 anni appena compiuti e  romagnolo doc (vive a due passi da Forlimpopoli), ha lasciato il ciclismo lo scorso dicembre per dedicarsi a una nuova vita. Prima di tutto  la famiglia: la compagna Marika ha messo alla luce proprio la notte scorsa  (augurissimi !!!) il piccolo Edoardo. Ma anche una nuova avventura nelle vesti di preparatore e consulenze varie nel mondo del ciclismo e del cicloturismo.

Una lunga carriera tra i pro, raccontaci i passaggi fondamentali 

“Sono passato pro in una piccola squadra continental nel 2011, la HORA HOTELS CARRERA,. Ho subito vinto una corsa in Sud America alla Vuelta del Uruguay, poi l’anno successivo per motivi burocratici legati al team in cui dovevo andare, sono arrivato vicinissimo al ritiro. Per fortuna ho trovato ingaggio per il 2013 al Team Androni giocattoli di Gianni Savio e anche li mi sono presentato con quella che per me è la vittoria più sentita, una gara in Francia alla Route Adelie de Vitre. I 2 anni successivi li ho passati alla Nippo Vini Fantini, nel 2014 ho vinto ancora in Giappone e nel 2015 finalmente ho preso parte al Giro d’Italia andando vicino ad una vittoria di tappa proprio qui a casa mia a Forlì”. Per motivi di budget mi sono trovato comunque a dover cercare ingaggio a fine stagione nonostante al Giro avessi ottenuto il miglior risultato della squadra (piccolo record che rimane ancora oggi), e nel 2016 ho corso al team Unieuro Wilier Trevigiani dove ho preso parte a tante corse, sfiorando una vittoria in Marocco e facendo un bel campionato italiano. Ho chiuso la mia carriera ad Ottobre ad Almathy in Kazakistan con un bel 5° posto in una giornata di pioggia e freddo”.

Quali i momenti più belli e meno belli della tua storia da ciclista ?

Ricordo bene la prima volta tra i pro, al GP Laigueglia, mi sono trovato a ruota di gente come Alessandro Petacchi che fino a quel giorno avevo visto solo in tv, non mi sembrava vero. Ho poi un aneddoto molto divertente, nel 2015 alla Nippo eravamo in diversi a giocarci il posto per il Giro, io ci puntavo tantissimo ovviamente e seppur immaginavo di essere tra i più probabili a prenderne parte, non ho avuto nessuna conferma fino a due giorni prima di partire di casa. Un lunedì mattina (il mercoledì ci si doveva trovare per visite mediche ecc) mi squilla il telefono, stavo facendo colazione con Marika, la mia fidanzata con cui convivevo da pochissimo e vedo che è Stefano Giuliani il direttore sportivo. Faccio un respirone e rispondo…..”Alessà mi dispiace ma visto che stai andando troppo piano…..(pausa interminabile)….devo dirti che mi tocca portarti al Giro! Sono esploso dalla sedia per la contentezza, finalmente avevo raggiunto l’inizio dell’obiettivo, peccato per quella tappa a Forlì che a ripensarci oggi fa ancora male. Quando passo in viale Vittorio Veneto dove c’era l’arrivo ripenso ogni volta a quel finale di tappa”.

Difficile dimenticare quello strano giorno di maggio?

“Ricordo ogni momento di quella tappa  fino agli ultimi 10km, dopo di che ho solo ricordi a sprazzi da quanto ero andato oltre il limite quel giorno. Del finale ho in mente solo degli spezzoni come fossero fotogrammi, ho davvero dato tutto e non ero piu abbastanza lucido purtroppo” (ndr: Alessandro arrivò terzo in volata).

La vittoria più bella?

“Sicuramente quella del 2013 alla Route Adelie de vitre, diluviava ed era un freddo allucinante, all’arrivo c’erano solo due gradi, sul podio tremavo. Quella vittoria oltre che per il tipo di gara è stata quella più forte anche emotivamente in quanto era venuta a mancare mia mamma da appena un mese, ho corso col solo pensiero di fare qualcosa di bello per lei e penso di esserci riuscito alla grande con una gara perfetta sempre all’attacco, andai in fuga nel finale con altri tre poi appena ripresi sono ripartito, mi hanno raggiunto l’ultima volta a 7-8km dall’arrivo ma nonostante ciò ho battuto tutti sullo strappo finale che portava all’arrivo anticipando Hutarovich. Da brividi”. 

Cosa rappresenta per Alessandro Malaguti la bici?

“Ho avuto la fortuna di vivere la mia passione di una vita e trasformarla in un lavoro, penso sia il massimo che si che si possa avere. Ho viaggiato un pezzo di mondo grazie alla bicicletta e mi ha aperto un sacco di opportunità, anche adesso nonostante abbia pochissimo tempo in cui pedalare, appena possibile mi faccio un giro”.

Come ci sei sente svegliarsi la mattina da ex?

“Sicuramente si stravolge la vita, prima dovevo pensare solo alla cura del mio fisico, ad allenarmi, a mangiare bene e a riposare, si vive in una bolla, in una realtà quasi parallela. Devo solo ringraziare Marika per avermi aiutato a rimanere lucido e coi piedi per terra di reinserirmi nella vita normale quando ho deciso di smettere”.

La tua nuova attività da preparatore /biomaccanico …raccontaci …

“Appena sceso dalla bici lo scorso fine anno ho iniziato il mio nuovo lavoro di preparatore e biomeccanico, studio all’università di Scienze Motorie e grazie all’esperienza maturata da pro mi sono buttato in questo progetto. Collaboro con un nutrizionista e un fisioterapista in modo da poter rendere un servizio ottimale a qualsiasi esigenza. Il mio obiettivo è trasferire a chiunque voglia allenarsi, le metodologie innovative per l’allenamento che ho imparato correndo e studiando su me stesso, ovviamente rapportando il tutto in base alla vita lavorativa di ognuno. Punto tanto sul contatto personale e sul lavoro mirato sulla persona. Stesso discorso vale per la Biomeccanica, mi affido a strumenti di videoanalisi, però ciò che conta alla fine è la mia valutazione finale guardando e vivendo l’atleta”. 

Ma anche Cicloturismo… ti piace fare la guida?

“Ho iniziato quasi per caso a fare da guida ai turisti in riviera, ho scoperto un mondo in piena espansione, è divertente, si conoscono tante persone ed è un lavoro dinamico, non ci si annoia mai. La bicicletta in questo campo sta spopolando proprio perchè in effetti non esiste un mezzo di trasporto che permetta così tanta libertà e contatto con la natura”.

Quali le prossime sfide? Sogni nel cassetto?

“Intanto aspettiamo che arrivi Edoardo, il nostro primo figlio. Lavorativamente parlando ho tanti progretti uno dei quali è sicuramente il poter collaborare con dei ciclisti professionisti per accompagnarli nel loro percorso lavorativo”.

Marika e il bimbo che arriva. Cosa significa per te diventare padre 

Per adesso non realizzo ancora bene, è fantastico vedere quel pancione che si muove, e non vedo l’ora che arrivi il momento di prenderlo in braccio. Per il papà la gravidanza è un periodo strano perchè la si vive  insieme alla compagna, anche se in fondo è lei che fa il grosso del lavoro! In questo periodo ho toccato con mano la forza che hanno le donne, il pancione da portare non è uno scherzo! Non resta che aspettare e godersi ogni momento adesso.

In bocca al lupo per tutto Marika & Gnula! (Alessandro nel forlivese lo chiamano tutti così!)

AM@CyclingNotes 🙂

 

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